Come affrontare la sensazione di essere diversi dagli altri? Scrivendo un blog

Scrivo, perché ho voglia di condividere con gli altri il mio sentiero.
Scrivo, perché per me scrivere è un bisogno innato.
Scrivo, perché non so far altro, se non insegnare. 
E non so se voi abbiate più voglia di imparare. 

Ma, se volete, camminate con me. Andiamo.




Vi racconterò la forza dell’amore, di quella forza che tutto lacera e distrugge, che sotterra e uccide. 

E quando sarete morti con me, imparerete a vivere, a sognare, ad amare, non un uomo, od una donna, ma la vita stessa.

Vi racconterò dello splendore del Sole, e della danza del Vento, del profumo della Terra, del canto dell’Acqua. 

E solo allora saprete l’Amore, in ogni goccia di Vita, sparsa e vissuta.


Là fuori c’è un mondo che mi chiama diversa. Diversa, perché non so vivere come gli altri. Mi è stato inculcato, fin da piccola, che l’amore è la cosa più importante del mondo. Essendo femmina, avrei dovuto trovare un bravo ragazzo, fidanzarmi, sposarmi, fare dei figli, e continuare la saga della vita.
Magari, accontentarmi, come sposa, di fare qualche piccolo lavoretto, cose del tipo pulizie, badante, babysitter…
Nel mondo del sud Italia, nel quale vivo, la normalità è questa, non esiste un’altra speranza. Gli uomini lavorano. Le donne si arrangiano, perché sono mogli, tutto quello che fanno fuori casa è un più. Per cui, uno stipendio da fame, che sia un secondo stipendio in famiglia, aiuta. E tutte ringraziano Dio di averlo.

Non generalizzare, Primula.
Sì, va bene. Non è sempre così. Ho passato cinque anni in una classe di un liceo classico. Eravamo quindici ragazze. Solo io sono rimasta qui. Tutte, e dico, proprio tutte, sono fuori, al Nord, o fuori Italia .
Qua non c’è proprio nulla, per chi come me, non desideri avere un uomo accanto, per chi non scelga il matrimonio come fonte di sostentamento.
Mamma mia, quanto sono antiquata. Credete? Venite a farvi un giro.

E allora, eccomi qua. Io sono la pecora nera del gruppo. La pazza, la strana, la stupida… in quanti modi mi sono sentita chiamare dalla mia famiglia, o da chi mi era intorno.
Nonostante tutto, io sono qui, e qui resto, per ora.

E questo mi porta a raccontare perché scrivo.
Si può vivere in modo diverso, da ciò che vediamo fare intorno a noi. Si può scegliere di non seguire il sentiero, tracciato per noi da chi ci ha preceduto.

Ma, è ovvio, le scelte si pagano. Qualsiasi scelta facciamo nella nostra vita, essa ci presenterà il conto, prima o poi.
Essere diversi dalla società che ci circonda è tosta. Significa prima di tutto essere esclusi. Tu stai lì, ferma su un prato, dritta e immobile sui tuoi piedi, e ti godi lo spettacolo del girotondo che ti danza davanti agli occhi. Vedi tutti gli altri che si tengono per mano. E, porca miseria, se ci vorresti entrare in quel girotondo. Ma non c’è mai nessuno spazio, nessuno che ti tenda la mano.

No. In realtà, di occasioni per non essere esclusa, ce ne sono a migliaia.
Ma devi rinunciare a te stessa, almeno in parte.
Tutti, qui, o la maggior parte, sono cristiani cattolici. Io sono teista, con una grande propensione al paganesimo. Insomma, quando tutti quanti stanno festeggiando Natale, io me ne vado all’alba a far foto al primo Sole Bambino, per festeggiare il solstizio. E ci vado da sola, più o meno. Le foto che vedete, le ho scattate la mattina del Solstizio d'Inverno, dal porto di Formia.

Tutti qui, alla mia età, ragazzi sono vecchia, ho più di quarant’anni ormai, tutti sono sposati o convivono. Che, poi, scopino a destra e a manca con chi capita, quello non importa, l’importante è poter dire: io sono una signora, ho una casa, ho dei figli…


Bene, se un altro uomo, dopo le ultime batoste prese, dovesse avvicinarsi a me, gli spianerei un fucile contro. O prenderei un machete, quello ancora so usarlo. Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di rinunciare alla mia libertà, per avere un altro rompiscatole dentro casa. Ho già dato.

Questo significa che quelle poche persone che conosco, che mi sono vicine, che sono veramente nel mio cuore, e loro sì, che hanno una famiglia, mi guardino strano. Significa, che fin dalla mia adolescenza, quando le altre ragazzette si mettevano a raccontare di quel pezzo di fico, o di quell’altro, o di uscite, baci, carezze… (non voglio scrivere oltre, tutti abbiamo avuto quindici, vent’anni), io ascoltavo annoiata. Non me ne importava nulla. Perché il mio grande amore dell’epoca era Riccardo Muti, era Verdi, era Sviatoslav Richter… e sarebbe troppo lungo citarli tutti. E con questi non si scopa. Si fa altro.

E quindi, fuori dai giochi. Prima con orgoglio, poi con disperazione, oramai per presa di posizione.
Col tempo, giocando col mio nome, ho coniato un pensiero: io sono una primula in un campo di margherite. Perfetto. Voglio essere una primula in un campo di primule.


E sapete, nella mia vita ne ho incontrati, di matti come me, persone con cui ho passato le mie più belle serate, chiacchierando di letteratura, filosofia, arte, storia, religione, e, nonostante la mia ignoranza in materia, anche matematica e fisica.
E, oltre ad aver allargato il mio pensiero, arricchito la mia anima, mi hanno anche insegnato a sperare. Spero di trovare un mazzo enorme di primule, sbocciate, cui raccontare tutto quello che ho dentro. Questo, sarà il mio blog.

Ma non solo. se devo raccontare il mio percorso, se devo cercare altre primule, voglio anche condividere le ragioni profonde che mi spingono a scrivere.
Ho scritto poco più sopra che sono teista. Più o meno. Ho una formazione classica, greco un  po’ arrugginito, ma ancora ancora ce la faccio.
E mannaggia alla miseria se questo classico mi è servito a qualcosa è a pormi continuamente domande. Sono piena di “perché?”, “che c’è dietro?”, “da dove viene fuori questo?”, “e questo? Perché gli uomini fanno così?”
Ho voglia di scavare a fondo e trovare le radici profonde della nostra cultura. Il che è tutto dire, ma non serve a molto. È troppo ampio. lo capiremo col tempo. Forse scoprirò qualcosa di interessante, forse no.
Sta a voi seguirmi, se ne avete voglia, continuare a leggermi, mandarmi al diavolo, indirizzarmi su un  nuovo sentiero, o qualsiasi altra cosa vogliate fare.
A presto,

Primula


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